domenica 24 gennaio 2010

Conversare, che fàtica!

Ho sempre trovato faticose tutte le "situazioni da conversazione" (non giudicatemi ancora un'asociale).

Feste, riunioni di parenti, magari incroci un vecchio amico in centro o, imbarazzo totale, un parente acquisito (quasi sconosciuto nonostante svariati matrimoni, funerali e battesimi passati insieme) in sala d'attesa dal medico. Insomma tutte quelle occasioni che richiedono quella lunga sfilza di come stai?che si dice?tutto bene?stai lavorando?(se lavori) stai studiando?(se, utilizzando un termine squisitamente tecnico, cazzeggi tutto il giorno) etcetera etcetera.

Normalmente, se possibile, cerco di defilarmi senza farmi notare (vi prego di sospendere ancora un pò il vostro implacabile giudizio) o di fingere una qualche distrazione ed evitare l'incontro. Non voglio dire che lo faccio per evitare ipocrite battute e convenevoli aridi, ma semplicemente perchè mi stanca.
Almeno mi stanca fingere in queste situazioni.
Se c'è una cosa che mi sono sempre rimproverato è l'aver lasciato andare via tante persone, non provare a trattenerle un pò nella mia vita. Non aver consumato un minimo di unghie e denti per avere qualche altro minuto a disposizione con loro. Vi chiederete per quale motivo: non lo conosco nemmeno io il motivo, conosco solo il rimorso.

Per questo riaprire vecchi rapporti, salutare vecchi amici, mi stanca , perchè mi accusa.

...in alternativa a tutto questo complesso gioco di memorie ed accidenti...

...posso ipotizzare che mi stanca conversare perché dormo coi jeans e la dura gabbia in cui le mie gambe risultano intrappolate 24h su 24 non permette un corretto rilassamento dei tessuti muscolari dei miei arti inferiori che, proprio in virtù della proporzione esistente tra la massa dei suddetti arti e la restante porzione della mia corporeità, contamina il riposo del giusto (che anche la mia clavicola agogna da chissà quanto tempo) trasmettendo al mio risveglio, un senso di spossatezza e di profonda malinconia (congenita alla cerebrosfera parziale del mio Super-Io) tale da non permettermi di riemergere dalla catatonia ancestrale in cui versano i miei meccanismi di percezione-reazione prima di svariati caffè senza zucchero e una decina di ore trascorse in letture edificanti di manga e Shakespeare.

Vi conviene incrociarmi dopo.

P.S. E, i parenti acquisiti non me ne vogliano, ma ricordare almeno il nome no, vero?

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