giovedì 4 febbraio 2010

Fiato corto

Si può invecchiare
così, senza accorgersene
svegliandosi
col fiato corto
anni più in là del ricordo.
Ricorda.
Romanzo di rughe,
ossa fredde come
corpi estranei
nell’anima.

Ciao, bella ciao
risuona nella gola,
vecchi grammofoni
e dischi persi.
Giri a vuoto.


mercoledì 3 febbraio 2010

Ciao,come stai?

Lo salutò con un repentino gesto del capo che esprimeva tutto fuorché il tono gioviale che usò rivolgendogli la parola: “Ciao,come stai? Sembri in forma. Immagino tu sia finalmente riuscito a dormire almeno un paio d ore stanotte”


“Come sto?...In forma? Cosa in me da l apparenza della prontezza dei riflessi o della elevata conducibilità elettrica del mio sistema nervoso? La tonicità dei muscoli?...No,non li hai toccati. La pupilla dilatata e le occhiaie?...No,no puoi vedere ne le une ne le altre attraverso le lenti scure. Sono sgualcito e mal vestito come al solito dunque nemmeno l’ abbigliamento mi tradisce. Perché allora ti sembro in forma? Potevi risparmiarti questi convenevoli. Ti sembro forse in forma perché non ti comunico più i miei pensieri? Perché non ho più il candore della sincerità? Perché riesco di nuovo a trattenere per me ciò che di fatto è solo mio? Perché riesco a deglutire questa sorta di uovo marcio,questo dolore alla coque, in un sol boccone? Non farti ingannare: è solo abitudine. No. Non ho dormito. Non ho dormito quelle due o tre ore che credo mi rimetterebbero al mondo. Non lo faccio ormai da giorni. Mi meraviglio di come sia possibile tutto ciò. So cosa mi tiene sveglio la notte ma non riesco a comprendere chiaramente cosa mi impedisce di crollare al suolo mentre cammino per la strada con i libri in mano alle 2 del pomeriggio. Te l ho sempre detto: il sonno è sopravvalutato. Guardami: non dormo da quasi una settimana eppure ti sembro “in forma”. Forse ciò che penso la notte è in grado di ristorarmi piu di quanto non possa fare una lunga dormita. Vuoi sapere cosa pensa un uomo,anche se acerbo, la notte? Non pensa a cosa dovrà fare l indomani. Non pensa cosa ha fatto durante la giornata appena trascorsa. Non pensa a macchine,motori o amori. Un uomo ,anche se acerbo, pensa alla Luna. Io penso alla Luna e mi perdo. Cosi trascorro le mie notti vampiresche:alla ricerca d uno spicchio da addentare con la mente dai canini aguzzi. La Luna è vita. E’ l essere più forte dell universo. Perché Lei è un essere,solo che noi la vediamo sempre di spalle. Conosce tutto degli uomini ,delle donne e della loro storia. I grandi piani di guerra,gli intrighi, i tradimenti e le storie d amore s ordiscono sempre di notte sotto lo sguardo fidato della Luna. Lei è l essere più puro e incorruttibile e provo pena per lei che è sempre cosi sola. Non dormo la notte per tenerle compagnia. Come la madre di un figlio,lei conosce tutto di me. Come un figlio ad una madre,le sono grato per ascoltarmi sempre,ogni sera ,con il suo solito sorriso. Se ti concentri puoi vedere come la Luna è la chiara parte centrale di un iride scuro. Un occhio sempre vigile,che, poiché senza palpebra, non puoi ingannare nemmeno per il brevissimo istante di un battito di ciglia. Perché ingannarla poi? Anche alle anime piu corrotte serve sempre un confessore,qualcuno che custodisca i piu intimi segreti per rendere la vita moralmente piu leggera. E la luna lo fa:si carica in spalla tutto,provocandosi dei solchi sulla schiena. La Luna non conosce nobiltà e non chiede mai nulla in cambio. Passo la notte a guardarla e a sognarla ad occhi aperti. Cos’è? Trovo sempre una sola risposta a cio che la notte mi domando:la Luna è una donna. Si staglia luminosa tra un mare di tenebre,ti ascolta amorevolmente, ha le spalle forti e la pelle liscia, non giudica dall apparenza e ti ama senza chiedere null’ altro in cambio. La Luna è una donna; La luna è le donne,unità di misura per le donne. Cio che mi tiene sveglio la notte è cercare di capire quante Lune tu misuri. In maniera quasi scientifica ma per niente asettica mi chiedo quante Lune potrei far entrare in te…”


Lei per l ennesima volta le passo ,da destra a sinistra, la mano davanti agli occhi;classico gesto da compiere per attirare l attenzione di chi si perde un attimo tra i suoi pensieri: “Allora?? Ti ho chiesto come stai. Sembri in forma…”
“Come sto?...Bene,grazie.”

lunedì 1 febbraio 2010

Imprimi

“Impara a ricordare. Quando hai la sensazione di vivere un momento irripetibile fermati ,dilata il tempo. Guardati attorno e ammira il paesaggio se c’è ne uno che ti si apre agli occhi. Nota tutti i particolari e abbellisci con la fantasia cio che ti sembra inappropriato ,grigio, inadatto ad un momento colorato. Fai sgorgare con la mente l acqua da una fontana secca da anni, tramuta il vociare del sottobosco umano in musica soave. Poi guardala. Guardale di nascosto gli occhi,non fartene accorgere. Guardala. Misura l angolo di curvatura delle sue labbra durante un sorriso improvviso e eleggi cio che ottieni a velocità limite della materia. Ti accorgerai che quel valore supera sempre quello della velocità della luce. Guardala. E’ lei che colora tutto. Tu,al massimo, puoi sfumare. Impara a ricordare. Imparalo adesso,fin quando sarai talmente solo da non accorgerti di essere lucido. Impara adesso prima che ,anche per te ,arrivi il tempo della catatonia. Quando la mattina ti svegli e sbadigli,imprimi. Quando impugni un cucchiaio,imprimi. Quando sei triste,imprimi. Quando respiri,imprimi. Imprimi nella tua mente le sensazioni che senti quando compi i piu rituali gesti che possono riempire una giornata,una vita. Imprimili;potrebbero non ritornare più. Scatta ogni giorno una fotografia mentale della tua essenza. Sarai cosi in grado ,tenendola sotto controllo giorno per giorno, di cogliere il momento esatto in cui la tua banalità ti sta abbandonando. Sarai in grado di indicare esattamente il momento in cui puoi decidere di tornare indietro ,o di stare fermo li dove sei arrivato, se vuoi. Tieni sotto controllo te stesso e la tua prevedibilità. Non dare mai nulla per scontato,non darti per scontato ma sii scontato. Non vestirti mai a festa ed erigi un santuario ai tuoi jeans sgualciti. Malgrado io abbia piu del doppio della tua età credo non ci sia nulla che io possa veramente insegnarti. Non posso insegnarti come affrontare la vita:ne sono uscito sconfitto. Non te lo insegnerei in ogni caso;sbagliare da soli e rimanere delusi è tremendamente e pateticamente divertente; nel circo della vita,tra trapezisti e domatori, serve sempre un clown patetico che come unico sollazzo ha il dubbio riguardante l occhio sotto il quale abbozzare la lacrima. Non posso insegnarti nulla, dicevo, ma posso darti un consiglio e augurarti qualcosa. Ti consiglio di non cambiare mai,per quanto pessimo tu sia. La natura ci omaggia con l equilibrio. E non mi riferisco a quell‘equilibrio,squisitamente artistico ed inesistente, grazie al quale chi ne è dotato riesce sempre a prendere la decisione giusta. Mi riferisco a quell’ equilibrio che ci mantiene vivi,ci mantiene in noi, ci permette di godere dei doni e delle privazioni della vita. Cosi come la natura ce ne fa gratuitamente dono parimenti concede ad una determinata persona la capacità di sconvolgerci,di sovraccaricare uno dei piatti della bilancia della nostra vita con diafana leggerezza che tuttavia non riusciamo a reggere. Questa persona ha un nome ben preciso: Lei,la persona giusta. Ecco dunque il mio augurio: ti auguro di non incontrarla mai,in nessun momento della tua vita,giusto o sbagliato che sia. Quale bene maggiore potrebbe esserci di quello derivante dal casuale incrocio dei fili che intrappolano la nostra vita con quelli che sorreggono la vita di chi ,da mosca intrappolata in una tela di ragno, ci farebbe sentire forti come la quercia dove di solito la tela si dispiega?...La domanda è retorica ovviamente ,mio caro. Retorica non perché abbia una risposta scontata ma perché per darne una di risposta servirebbe un grande paroliere,qualcuno in grado di mascherare la verità con le parole. E la verità è che non dovremmo mai essere cosi felici, di quella felicità che solo chi può portare squilibrio nella nostra vita può donarci. La felicità è una ricerca,squilibrio per eccellenza. Quanto egoismo è connaturato alla volontà di completezza? Non completiamo mai l'altro,ma completiamo sempre noi stessi. Riuscirai mai a ritornare alla tua originaria natura qualora,per qualsiasi motivo, la tela si spezzi? Ricorderai com’ era dimenarsi tra i grovigli della vita senza aver qualcuno di cui preoccuparsi ,o verso cui rivolgere lo sguardo, per evitare di aggrovigliare maggiormente la sua matassa sbrogliando la tua? Ci riuscirai?...No. E stavolta retorica e scontata è la risposta. L incontro è un male,come lo è la naturale inclinazione dell’ uomo alla socialità. Chiunque incroci il nostro cammino lascia,il più delle volte inconsapevolmente, un segno indelebile dentro di noi;segno che noi rimuoviamo solamente dalla coscienza pratica della nostra vita,quella utile a sopravvivere, ma che stipiamo nel nostro subconscio. In un qualunque martedi pomeriggio lo sguardo di una donna che cammina per la tua stessa strada ti sconvolge. Ti distrae,desertifica la tua mente e ne fa colonia per un'unica e solitaria oasi di monotematicità. Il piu delle volte quella donna nemmeno si accorge di esserti passata accanto. Immagina che ,invece di passarti accanto con noncuranza, quella donna,una qualsiasi donna entri nella tua vita con piglio sicuro,condotta dalla tua stessa mano. Cosa succederebbe?..Beh,la risposta è semplice: il più delle volte nulla. Semplicemente nulla,perché il più delle volte quella donna non è Lei,te ne accorgi subito. E allora puoi sbizzarrirti fingendo di cambiare,fingendoti appassionato,diverso,immemore di come ,quanto e quando eri mosca. Dentro di te saprai che hai solo smesso di ronzare.Io mi accorsi subito di Lei. Non sentii ne campane,ne cinguettii. L aria non si colorò e il tempo non accelerò ne decelerò . Questi sono solo finti effetti mutuati da non si sa quale originario romanzo d amore da quattro soldi. Lei. Lei cancellò la mia memoria e ,con essa, la capacità di ricordare. Dimentichi immediatamente com’ eri prima di Lei. Perdi la capacità naturale di imprimere nella tua mente qualsiasi cosa. Perdi. Perdi in partenza. Inizi immediatamente col rincorrere qualcosa che, solo in un primo momento credi essere Lei,per poi accorgerti essere il ricordo di te prima di Lei o peggio ancora il ricordo di voi. E’ un bene? LA risposta a questa domanda ognuno la trova dentro di se,perdonami la banalità. Ti auguro di non incontrare mai la persona giusta. Ma se la incontri,allora, guardale di nascosto gli occhi,non fartene accorgere …”

Non aveva ascoltato nemmeno una di quelle parole che ,gli sembrava, gli rubassero ossigeno e pensieri. Era ovvio che il discorso sarebbe degenerato in una lunga e pletorica enumerazione delle cose da fare e da non fare,degli effetti fisici e mentali derivati dall incontro con chi,per un attimo e per errore,decide di scrostarsi di dosso la naturale e salutare voglia di rimanere da solo. Rispose,forse solo nella sua mente: “L ho già fatto,e se ne è accorta.”

La noia.

Sono in uno di quei giorni in cui,come l entrata in un carcere, mi pesa la monotonia di tutto. La monotonia di tutto,però,non è che la monotonia di me stesso. Ogni volto,anche se quello di chi abbiamo visto ieri, oggi è un altro poiché oggi non è ieri. Ogni giorno è il giorno che è,e nel mondo non ve ne è stato mai un altro uguale. L identità sta solo nella nostra anima - l identità sentita ,seppure falsa con se stessa- per la qual cosa tutto si somiglia e si semplifica. Il mondo è fatto di cose distinte e angolature diverse; ma se siamo miopi, è una nebbia insufficiente e uniforme.
Il mio desiderio è fuggire. Fuggire da cio che conosco, fuggire da cio che è mio, da cio che amo. Desidero partire non per le Indie impossibili o per le grandi isole a Sud,ma per qualsiasi luogo,villaggio o eremo che abbia in se il non essere il mio luogo. Voglio non vedere piu questi volti, queste abitudini e questi giorni. Voglio riposare, estraneo, dalla mia finzione organica. Voglio sentire arrivare il sonno come vita e non come riposo. Una capanna in riva al mare, persino una caverna sul ruvido terrazzo di una montagna,possono darmi questo. Purtroppo solo la mia volontà non me lo puo dare.
La schiavitù è la legge della vita e non esiste altra legge,perché questa si deve compiere,senza possibilità di rivolta e senza trovare una via di scampo. Alcuni nascono schiavi, altri diventano schiavi , e ad altri la schiavitù viene imposta. L amore vigliacco per la libertà che tutti proviamo - perché se ce l avessimo ne rimarremmo sorpresi,come per una cosa nuova,rifiutandola - è il segno reale del peso della nostra schiavitù. Io stesso,che ho appena detto di volere la capanna o la caverna dove potermi liberare dalla monotonia di tutto,che è la monotonia di me stesso,oserei io partire per questa capanna o caverna,sapendo,perché lo so,che, poiché la monotonia è mia, ce l avrei sempre con me? Io stesso ,che soffoco dove sto e perché vi sto,dove potrei respirare meglio, se la malattia è dei miei polmoni e non delle cose che mi circondano? Io stesso che anelo intensamente al sole puro e ai campi liberi,al mare visibile e all’ orizzonte intero, chi mi dice che non troverei strano il letto,o il cibo, o il non dover aprire il cancello per uscire in strada?
Tutto quello che ci circonda diventa parte di noi,si infiltra nella nostra sensazione della carne e della vita e,come il muco di un grande ragno, ci unisce sottilmente a chiunque ci sta vicino ,legandoci in un leggero letto di morte lenta ,dove dondoliamo al vento. Tutto è noi,e noi siamo tutto; ma questo a cosa serve,se tutto è niente? Un raggio di sole,una nuvola la cui ombra improvvisa ci dice che passa,una brezza che si leva, il silenzio che segue quando questa cessa, un volto o un altro,delle voci,il riso occasionale tra quelli che parlano e poi la notte dove emergono senza senso i geroglifici spezzati delle stelle...