lunedì 1 febbraio 2010

La noia.

Sono in uno di quei giorni in cui,come l entrata in un carcere, mi pesa la monotonia di tutto. La monotonia di tutto,però,non è che la monotonia di me stesso. Ogni volto,anche se quello di chi abbiamo visto ieri, oggi è un altro poiché oggi non è ieri. Ogni giorno è il giorno che è,e nel mondo non ve ne è stato mai un altro uguale. L identità sta solo nella nostra anima - l identità sentita ,seppure falsa con se stessa- per la qual cosa tutto si somiglia e si semplifica. Il mondo è fatto di cose distinte e angolature diverse; ma se siamo miopi, è una nebbia insufficiente e uniforme.
Il mio desiderio è fuggire. Fuggire da cio che conosco, fuggire da cio che è mio, da cio che amo. Desidero partire non per le Indie impossibili o per le grandi isole a Sud,ma per qualsiasi luogo,villaggio o eremo che abbia in se il non essere il mio luogo. Voglio non vedere piu questi volti, queste abitudini e questi giorni. Voglio riposare, estraneo, dalla mia finzione organica. Voglio sentire arrivare il sonno come vita e non come riposo. Una capanna in riva al mare, persino una caverna sul ruvido terrazzo di una montagna,possono darmi questo. Purtroppo solo la mia volontà non me lo puo dare.
La schiavitù è la legge della vita e non esiste altra legge,perché questa si deve compiere,senza possibilità di rivolta e senza trovare una via di scampo. Alcuni nascono schiavi, altri diventano schiavi , e ad altri la schiavitù viene imposta. L amore vigliacco per la libertà che tutti proviamo - perché se ce l avessimo ne rimarremmo sorpresi,come per una cosa nuova,rifiutandola - è il segno reale del peso della nostra schiavitù. Io stesso,che ho appena detto di volere la capanna o la caverna dove potermi liberare dalla monotonia di tutto,che è la monotonia di me stesso,oserei io partire per questa capanna o caverna,sapendo,perché lo so,che, poiché la monotonia è mia, ce l avrei sempre con me? Io stesso ,che soffoco dove sto e perché vi sto,dove potrei respirare meglio, se la malattia è dei miei polmoni e non delle cose che mi circondano? Io stesso che anelo intensamente al sole puro e ai campi liberi,al mare visibile e all’ orizzonte intero, chi mi dice che non troverei strano il letto,o il cibo, o il non dover aprire il cancello per uscire in strada?
Tutto quello che ci circonda diventa parte di noi,si infiltra nella nostra sensazione della carne e della vita e,come il muco di un grande ragno, ci unisce sottilmente a chiunque ci sta vicino ,legandoci in un leggero letto di morte lenta ,dove dondoliamo al vento. Tutto è noi,e noi siamo tutto; ma questo a cosa serve,se tutto è niente? Un raggio di sole,una nuvola la cui ombra improvvisa ci dice che passa,una brezza che si leva, il silenzio che segue quando questa cessa, un volto o un altro,delle voci,il riso occasionale tra quelli che parlano e poi la notte dove emergono senza senso i geroglifici spezzati delle stelle...

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